Il trauma è una realtà della vita, ma non per questo deve essere una condanna a vita
(Peter A. Levine)
Per trauma psicologico intendiamo un qualcosa che interrompa il modo abituale di vivere e vedere il mondo con impatto negativo sulla persona. La parola Trauma deriva dal greco e significa ferita, ecco quindi che il trauma psicologico può essere inteso come una vera e propria “ferita dell’anima”.
I traumi non sono solo quegli eventi di grande portata che minacciano l’integrità fisica propria o dei propri cari o che portino a morte, come ad esempio disastri naturali, incidenti, abusi, ecc. e che chiamano traumi grandi (T); ma possono essere traumatiche anche esperienze caratterizzate da una percezione del pericolo e che siano soggettivamente disturbanti, in questo caso parliamo di “traumi piccoli” (t), fanno parte di questo gruppo esperienze di umiliazione o relazioni disfunzionali con persone significative durante l’età infantile.
Anche se le esperienze possono sembrare molto diverse, la letteratura scientifica riporta reazioni emotive e sintomatologie simili in persone che abbiano vissuto esperienze di T o t.
Dopo un eventi traumatico il nostro cervello e il nostro corpo vanno in contro a reazioni da stress che nell' 80% dei casi tende a risolversi spontaneamente, tuttavia alcune persone anche a distanza di molti anni dall’evento traumatico continuano a soffrire, provando le stesse sensazioni provate al momento dell’evento traumatico, in altre parole per queste persone il passato è presente. Questa intensa sofferenza a volte ostacola vita lavorativa e sociale.
I sintomi più comuni che indicano la necessità di un intervento specialistico sono: la presenza di pensieri intrusivi (ricordi e immagini relativi all’evento emergono involontariamente soprattutto in momenti di rilassamento), difficoltà di concentrazione, reazioni fisiche (stanchezza, nausea, problemi di stomaco), disturbi del sonno (frequenti risvegli, sonno leggero, incubi), associazione con altri stimoli (situazioni o persone diversi dall’evento richiamano il ricordo in modo involontario creando disagio significativo), vissuto di colpa e vulnerabilità, disperazione.
L’EMDR (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è oggi considerato il trattamento evidence-based per il trattamento del Disturbo da Stress Post Traumatico (DSPT).
Gli aspetti vincenti di questo trattamento sono la rapidità di intervento (indipendentemente dagli anni trascorsi dall’evento), efficacia e la possibilità di applicazione a persone di qualsiasi età, compresi i bambini. Il trattamento EMDR si concentra sul ricordo dell’esperienza traumatica e attraverso la stimolazione alternata destra- sinistra permette la desensibilizzazione della carica emotiva legata al ricordo stesso. Il paziente viene guidato a notare pensieri, sensazioni fisiche e immagini collegati all’esperienza traumatica e il terapeuta gli fa compiere dei movimenti oculari o stimolazioni alternate destra-sinistra. La stimolazione effettuata ha lo scopo di favorire una migliore comunicazione tra gli emisferi cerebrali e si basa sul meccanismo neurofisiologico naturale che avviene durante il sonno REM.
I pazienti dopo il trattamento EMDR sentono l’esperienza traumatica in modo più distaccato e legata davvero al passato, ricordano l’evento ma il contenuto è integrato in una prospettiva più adattiva.
Inoltre attraverso il neuroimmaging funzionale si è evidenziato un cambiamento significativo nell’attivazione delle aree cerebrali dopo la terapia con EMDR, da regioni limbiche con una valenza emotiva elevata a regioni corticali con una valenza associativa. In altre parole, l’EMDR trasforma l’esperienza da emotiva in cognitiva.
Studi randomizzati controllati hanno dimostrato che nel giro di 3-6 sedute si ha dal 77 al 100% di remissione del DSPT in vittime di traumi singoli mentre occorrono almeno 12 sedute per vittime di traumi multipli come per esempio nei reduci di guerra.
Dr.ssa Angela Turchi
Psicologa, Psicoterapeuta, Sessuologa
a Sesto Fiorentino (FI) e Firenze